O. Las Vergnas et D. Drevet

avec la collaboration

d’A. Salomone pour la traduction et la mise en forme

IL MODELLO DELLE CITTÀ DEI MESTIERI

in « l’intégratione al servizio del cittadino »,
A. Salomone - Isfol (ed.)
Franco Angeli, Milano, 2003

Introduzione

Il principio fondante delle Città dei Mestieri è il servizio di me­diazione fra le risorse e tutti gli pubblici, i cittadini, sulle tematiche dellavoro, la formazione, l'educazione e l'orientamento. La partico­larità che caratterizza questa esperienza è dare una risposta alle do­mande di ciascun cittadino. Per far questo è importante ribaltare l'or­ganizzazione istituzionale delle risorse e dei soggetti in campo, in questi settori, ponendo al centro i bisogni dell'utente; come anche è necessario integrare le tematiche, i differenti soggetti che operano a diverso titolo su di esse, le risorse disponibili. L'informazione e l'atti­vazione di processi di lavoro, di formazione, di orientamento e di edu­cazione, non sempre si sviluppano in maniera parallela e non è sem­pre facile che ci sia una integrazione reale a partire dai bisogni del­l'utenza e dalle informazioni (che cosa c'è e chi la fa).

Siamo abituati, infatti, a pensare a luoghi che si occupano di for­mazione, quali i centri di formazione professionale 0 gli organismi for­mativi, ai corsi fuori e dentro le imprese, alla scuola, all'Università 0 an­cora allavoro, come un momento separato e ben distinto dal momento della formazione, e all'orientamento come una pratica per i giovani. Es­si sono luoghi comuni che guidano le nostre azioni, le nostre domande, i nostri bisogni. 1 soggetti, inoltre, che si occupano delle diverse tema­tiche sono differenti e plurimi: dal pubblico al privato, dall'istituziona­le al funzionale; spesso ciascuÎlo cammina sulla propria strada. Cosl una persona che deve effettuar~ una scelta, per avere un quadro completo delle proposte esistenti, deve fare il "giro delle sette chiese" per poter forse capire cosa significa frequentare una scuola 0 fare un percorso for- mativo sostitutivo 0 riqualificarsi, anche senza frequentare corsi nella propria azienda. Rendere le domande e i bisogni degli utenti come gui­da per la definizione delle risorse e delle metodologie è il presupposto di una Città dei Mestieri. Il tutto si traduce in un approccio metodolo­gico che ha nelle professioni e nei mestieri il suo file rouge.

Le Città dei Mestieri si propongono come una maniera differente ed unitaria di considerare 10 sviluppo professionale di un individuo. Si estrinseca in un luogo in cui esercitare ed esprimere il principio di cit­tadinanza attraverso la scelta per la migliore espressione deI sé socia­le, luogo da frequentare e rifrequentare per informarsi, capire e sce­gliere in autonomia.

Per meglio comprendere come si è definita l'esperienza, fino a raggiungere le caratteristiche attuali, definite anche in un marchio con le caratteristiche di omogeneità di qualità, ripercorriamo la sua storia: la prima esperienza avvenuta a Parigi, nell'ambito deI parco La Vil­lette; la sua articolazione in risposta ad un contesta socio-culturale, quale è stato 10 sforzo di modellizzazione; il suo trasferimento in altri contesti, dapprima solo francesi e in seguito anche europei; la nascita di una associazione Reseau Cité des Métiers.

1.1. Come è nata l'idea

L'esperienza della Città dei Mestieri (CdM) è nata in uno dei luo­ghi principi della divulgazione: la Cité des Sciences e de l'Industrie (Csi), situata nel Parco de La Villette a Parigi. Il contesta della Csi è stato fortemente innovatore sin dalla scelta della localizzazione, lega­to ad progetto di riqualificazione di un'area (una zona periferica oc­cupata da un vecchio macello), come anche nella logica deI connubio fra cultura, scienza, innovazione e territorio, secondo una filosofia fortemente informativa, pedagogica e formativa 1

1. O. Las Vergnas, "Pourqoi et comment la Cité des Sciences et de l'Industrie se préoccupe-t-elle de la vie professionelle?", in Alliage, septembre 1996. O. Las Ver­gnas, "La Cité des Métiers: un nouvel espace de la Cité des Sciences et de l'Indus­trie", in Bullettin des Bibliothèques de France, février 1993.

Oggi ci sembra abbastanza scontato tutto cio: non era cosl negli anni '80, quando si è sviluppato l'intero progetto. Infatti già nel mar zo 1984, due anni prima dell'apertura della Cité des Sciences, era già stato costituito un centro di formazione, voluto dal Parco de La Vil­lette e dall'Agenzia per 10 Sviluppo dell'Educazione Permanente, con l' obiettivo di sviluppare nel parco la funzione educativa e formativa in tutte le sue dimensioni. DaI 1984 al 1987 questo centro diede alla lu­ce il "servizio educazione" (incontri di formazione per allievi con le "classe villette" e la formazione degli insegnanti) e il "passaggio dei mestieri", zona d'informazione e di servizio sullavoro e 1'0rienta­mento nell'ambito della Maison de l'Industrie, fondato con il parte­nariato dell'Anpe e deI Cio Interjeunes. Infine nel1988 una terza se­zione si trasformo in "Cellula pubblica professionale", per sviluppare il pubblico della Csi, organizzare attività per gli stagiaire e gli occu­pati in formazione, promuovere azioni sperimentali e cicli di forma­zione con la Delegazione della Formazione professionale deI Ministe­ro deI Lavoro. Questo centro ha anche pilotato delle azioni, nel qua­dro della "Mission Nouvelle Qualification" e della formazione finan­ziata dal Fondo nazionale dellavoro, basate sulla ricerca di lavoro e di qualificazione innovativa (mediatori scientifici, agenti di sviluppo mostre, architetto di mostre) più collegati alluogo de La Villette. Que­ste azioni hanno contribuito a formare molto personale, che lavora tut­tora alla Csi, e a posizionare la stessa Csi e La Villette come soggetti nell' ambito di azioni di inserimento professionale.

Parallelamente illegame che si era creato fra il centro di forma­zione e il mondo professionale poneva il problema di rappresentare il lavoro, le attività economiche e le professioni nelle esposizioni. Nac­quero cosl a1cuni esperimenti su tematiche specifiche quali: alimenta­zione, moda, meccanica, in esposizioni dedicate a questi settori.

ln generale questo primo periodo della Csi vide il prevalere del­l'informazione sui mestieri e la vita professionale, nonché l'interesse verso il mondo della formazione professionale e dell'orientamento. Cosl oltre all'aspetto museo-risorse, esposizioni e mediateca, la Csi si arricchl di un nuovo partenariato operativo con gli attori sociali, se­guendo una doppia logica di educazione permanente e di apertura al mondo culturale ed economico 2.

2. O. Las Vergnas, "La formation tout au long de la vie: une revolution culturel­le qui s'ignore", in Apprendre autrement aujourd'hui, 2002.

Il mettere assieme le logiche della scienza e dei mestieri determinà uno strumento pubblico di promo­zione sociale ed economica, che, negli anni, opererà basandosi su due idee principali:

Il quadro socio-economico e i legami fra le evoluzioni tecnologi­che e professionali sono tali che non si puà parlare di cultura scientifica, tecnicae industriale, senza parlare di strumenti e pro­cessi dellavoro, di "saper fare", quindi di uomini e di mestieri. La necessità di un riflesso di anticipazione professionale per ciascun cittadino costituisce, senza dubbio, una delle prime finalità dello sviluppo culturale e scientifico.

Il bisogno di sviluppo professionale è sia di informazione che di servizio. Sviluppare questo tipo di funzione ha portato alla Csi dei pubblici complementari rispetto a quelli che vi si accostano per tempo libero e interesse culturale. E proprio questi diventano prio­ritari, anche perché presentano deficit culturali, compreso quello scientifico.

Un tale progetto è stato esemplare per la sua peculiarità e, anche, per cià che ha messo in gioco. La funzione sociale, tradizionalmente ricoperta da un luogo culturale, ha assunto un as petto particolare in questo progetto. Si veda il ruolo della mediateca: la sua importanza, il suo richiamarsi alla logica culturale nord americana delle biblioteche pubbliche, intese come "luogo di vita", centro di risorse pratiche per i cittadini, il suo essere "luogo di cittadinanza". ln questo modo il suo ruolo sociale si trova rinforzato dalla prossimità deI servizio pubblico dellavoro e di un luogo di informazione sui mestieri, sulla vita pro­fessionale e sulla formazione. L'idea di base è stata proprio offrire al visitatore della Csi, al "cittadino", in uno stesso luogo, la possibilità di scegliere la propria formazione e il proprio orientamento, come an­che di scegliere un lavoro. Per questo gli sono fornite delle informa­zioni relative ad un "saper fare", nella logica di formarsi a scegliere3.  

ln questo progetto la carta giocata è stata quella della comple­mentarietà fra risorse e utenti; senza trascurare il contesta fisico nel quale si inserisce l' attività. Infatti la Csi è costituita da 30.000 metri quadri di esposizione chiamati Esplora, è vicina aIle sale multidimen sionali Geode e Cineaxe, nei pres si deI centro congressi di La Villet­te e di molti altri luoghi di divertimento culturale (musicali e non), di educazione e di formazione.

3. O. Las Vergnas, "Les Supports documentaires à la cité des métiers de La Vil­lette. Fonctions et limites", in Bibliothèques et Education Permanente, n. 3,2002.

È in questo ambiente che la Cité des Métiers, chimera dal corpo sociale, a forte connotazione culturale, prende una consistenza parti­colare: testimonia la volontà della Csi di riempire la propria missione, stando sempre più vicina ai bisogni degli individui e offrendo, ai visi­tatori e agli utenti, gli strumenti per proiettarsi nel futuro ed essere at­tori della propria vita professionale. Questa volontà è supportata da due logiche complementari fra di loro. La prima è una logica di utilità sociale: non è più pensabile, al giorno d'oggi, presentare scienza e in­dustria senza informare sulle trasformazioni dellavoro umano e sen­za mostrare l'evoluzione dei processi deI saper fare, ma sempre nella logica di interesse di ciascun visitatore. La seconda è legata all'evolu­zione deI proprio lavoro 0 delle pers one a lui più vicine; questi argo­menti offrono, dunque, un'entrata particolarmente efficace per inte­ressare il maggior numero possibile allo sviluppo delle scienze e del­le tecniche.

1.2. Il contesto sociale, economico e culturale

La logica fondatrice della Città dei Mestieri è quella dell'indivi­duo utente e attore: tutto l' impianto deI servizio è stato progettato at­torno a questo tipo di individuo. Certo un tale sistema non puà esiste­re solo in funzione delle domande degli utenti, ma anche in funzione delle migliori risposte che l'utente puà trovarvi. Dunque è uno stru­mento di mediazione fra pubblici e risorse. Il suo buon funzionamen­to presuppone una conoscenza equivalente delle due estremità di que­sta catena e una capacità di integrare idee e preoccupazioni. Per atti­vare al meglio un tale processo di mediazione è necessario considera­re i cambiamenti in atto nei sistemi sociali, economici e culturali. È importante, inoltre, interrogarsi sugli obiettivi culturali che soggiac­ciono alla Città dei Mestieri.

Al crescere della cultura tecnica, dell'inserimento lavorativo e della formazione, le Città dei Mestieri (CdM) si devono interfacciare con problematiche essenziali oggi per l'Europa. Citiamo, fra queste, la costruzione della società dell'informazione e dello sviluppo, la formazione lungo tutto l'arco della vita, la volontà di ridurre le inegua­glianze, soprattutto in tema di lavoro. Da questo punto di vista le CdM prefigurano tutte una serie di nuovi legami che vanno moltiplicandosi e si rendono necessari nelle società evolute. Le evoluzioni sociali, con le quali conviviamo, comportano ineludibilmente dei nuovi bisogni culturali che inducono sempre nuovi tipi di alleanze fra il mondo cul­turale e la sfera dell'inserimento lavorativo e della formazione. Le al­leanze principali da sviluppare riguardano 10 sviluppo deI sistema professionale e la cultura dell'orientamento e 10 sviluppo tecnologico el' accessibilità per ridurre le disuguaglianze4

4. O. Las Vergnas, Les cités des métiers: station-services pour laformation tout au long de la vie, passeport pour la société de l'information in Bullettin d'informa­tion de l'Afp, novembre 1998; O. Las Vergnas, "Pour aider à anticiper les évolutions et ne pas avoir à les subir conjuguer action culturelle et dispositif d'insertion", in En­treprise et personnel, juillet 1998.

1. Alleanze per fronteggiare lo scomparire del sistema implicito di eredità proJessionale e sviluppare una cultura esplicita dellrientamento.

Qua1che decennio fa le traiettorie professionali era­no piuttosto indotte dal modello familiare. L'informazione sulla vita professionale e deI lavoro procedeva principalmente ed im­plicitamente, quasi un imprinting familiare e sociale. I mestieri erano fortemente differenziati, facili da definire, da conoscere e soprattutto da riferire immediatamente a gesti, strumenti, macchi­ne, modi di vita. Questa predeterminazione quasi ereditaria del­l'orientamento non generava bisogni di informazione, di ascolto e di consiglio nelle scelte professionali 0 nell' elaborazione dei pro­getti di vita. Inoltre il tasso di disoccupazione non presentava li­velli cosl elevati. Il concetto di traiettoria 0 di progetto professio­nale non era ancora sentito e i dispositivi di promozione sociale, poco numerosi, erano fondati sul volontarismo e la perseveranza e molto poco promossi.

La società di oggi è radicalmente differente e la scomparsa di una tale eredità culturale professionale si traduce simmetricamente in termini di incertezza e di apertura soprattutto in termini di lavoro. Poiché il sistema funziona sempre mena in maniera implicita, è necessario trovare i mezzi per fomire, a ciascun cittadino, la cul­tura e gli strumenti per renderlo esplicito attore deI proprio orien­tamento e delle proprie scelte professionali, non restando schiac ciato dalle conseguenza negative di una tale trasformazione. Co­me evitare che questa situazione generi una sensazione di inade­guatezza, produca percorsi deviati e de-qualificazioni? Attaccarsi al solo miglioramento della formazione iniziale e dell' occupazio­ne non è sufficiente. Bisogna suscitare in ciascuno il desiderio e fomirgli gli strumenti per essere attore e autore della propria vita professionale. Raggiungere un tale obiettivo necessita di alleanze del tipo di quelle costruite nella Csi fra gli attori della cultura e l' inserimento- formazione.

2. Alleanze per Jar Jronte aile conseguenze dell'accelerazione tecno­logica e ridurre al massimo l'ineguaglianza tecnologica e cultu­rale.

Le conseguenze della sviluppo tecnologico sono sempre pre­senti nella vita professionale. Il progresso tecnico non è una no­vità e neanche la sua accelerazione. Il ritmo delle innovazioni è di­ventato troppo rapido perché l'istruzione pubblica e la formazio­ne professionale possano govemame gli strumenti, i saperi, il "sa­per fare" e il "saper essere" , elementi indispensabili di una buona integrazione professionale e sociale. Quotidianamente è necessa­rio decodificare, accettare e utilizzare al meglio i frutti deI pro­gresso, altrimenti si rischia l'esc1usione socio-economica che è anticamera dell' esc1usione sociale.

Attivare realmente la formazione lungo tutto l'arco della vita si­gnifica darsi gli strumenti per un apprendimento tecnico perma­nente. Questo problema non riguarda solamente l'informatica e la società dell'informazione, ma anche, più generalmente, tutte le nuove tecnologie e i nuovi saperi. Le risposte arriveranno solo con una profonda trasformazione deI sistema di formazione continua e, ancora, della propria ibridazione con gli attori culturali, sia in termini di offerta che in termini di informazione sull' offerta.

ln maniera parallela i dispositivi dell' occupazione della formazio­ne professionale e della promozione sociale vanno sempre più confrontandosi con gli obiettivi culturali. DaI concetto di "posto fisso" e di formazione valida per tutta una vita, siamo passati a si­tuazioni più fluide, con moIte evoluzioni e mobilità e con al cen­tro il concetto di acquisizione e trasferimento di competenza, ter­mine di elaborazione culturale oltre che tecnica.

A partire da questa situazione si va affermando la necessità di una cultura dell'orientamento per tutte le età. Questo significa fare deI processo orientativo un processo culturale che non trova applicazione solo in relazione alla conoscenza deI mondo dellavoro e dei mestieri, ma anche all'educazione, alla scelta e alla conoscenza di sé. Cono­scere le possibilità, saper scegliere e conoscere valori e limiti, sono in effetti tre competenze inseparabili di tutti gli orientamenti scelti. 1 professionisti sanno bene l'importanza di ciascuna delle fasi di questo trittico: l'informazione sulle professioni e sui lavori è al centro delle preoccupazioni di tutti, l'apprendimento delle scelte e la conoscenza di sé sono riconosciute come le competenze chiave sulle quali si fon­da l'autonomia dell'individuo. Inoltre è strategica la necessità di lega­re le preoccupazioni individuali con illavoro degli esperti. Infatti que­sto problema ha due aspetti complementari: da una parte gli interro­gativi individuali sono multipli, tanto sul futuro delle singole profes­sione sia sulle possibilità della formazione; dall'altra parte numerosi sono i partner sociali, gli attori e i poteri pubblici che si dotano di si­stemi di osservazione e di anticipazione delle evoluzioni, cosl come numerosi sono anche gli attori della formazione che sperimentano si­stemi di formazione più aperti. Non basta perà solo anticipare per le­gare pubblico ed esperti, ma è necessario avviare una serie di approc­ci paralleli, creare strumenti e momenti per la sperimentazione pro­gressiva di un sistema di disseminazione dei contenuti per i differenti attori.

La CdM si propone come passerella culturale al fine di raggiun­gere, alla luce deI sistema delle alleanze e della visione di orienta­mento a tutte le età, due tipi di obiettivi complementari: da una parte deve essere direttamente utile ai propri utenti, rendendoli più attori della propria vita professionale; dall'altra, si propone di avviarli ver­so una logica di anticipazione e di sviluppo della loro curiosità cultu­rale.

Per chiarire la situazione in rapporto a questa seconda ambizione, si puà esplicitare questo ruolo di invio culturale in tre funzioni com­plementari.

La prima funzione consiste nell' aiutare gli utenti a superare la concezione di emergenza e di urgenza. Quando si sta cercando un la­voro 0 una formazione, l'utente deve poter intraprendere una rifles­sione a più lungo termine su come, per esempio, gestire la propria vi­ta professionale 0 creare una propria attività. L'esperienza mostra co­me gli utenti si muovono fra i diversi poli e ne fruiscono più volte. E proprio nel consiglio fomito che deve essere marcata l' esigenza di passare dall'urgenza alla costruzione di un progetto a più lungo ter­mine.

La seconda funzione culturale consiste nel suscitare negli utenti il desiderio di migliorare e nel fomire loro gli strumenti per documen­tarsi e cercare altrove.

La terza funzione culturale è quella di portare gli utenti a scopri­re e utilizzare l'insieme delle risorse non solo tecniche, ma anche cul­turali, che hanno attomo. ln altri termini aiutarli a cercare e aumenta­re le possibilità di confronto continuo con l'innovazione e i cambia­menti in atto.

Infine, culturalmente la CdM si propone come uno strumento uti­le a ridimensionare le disuguaglianze. Nelle nostre società democrati­che, infatti, una delle questioni chiave delle politiche culturali e so­ciali è proprio la lotta aIle disuguaglianze. Quando si mette in atto un'azione culturale, soprattutto se a carattere scientifico e tecnico, il rischio è che a fruime non è tanto il grande pubblico, ma coloro che sono già iniziati, perpetrando cosll'ineguaglianza, se non proprio ac­centuandola. Per superare questo gap si è scelto la presenza di più partner, sia nella co-animazione che nell'integrazione di strumenti al servizio di un migliore inserimento ed evoluzione professionale di ciascun individuo.

Il fatto di essere stata concepita in una struttura culturale come la Csi rende il modello della Città dei Mestieri uno strumento di dialogo sperimentato non solo sociale ed economico, ma anche di sviluppo culturale, quindi capace di accrescere la partecipazione e la democra­zia.

1.3. 1 principi fondanti

Al fine di garantire un'erogazione ottimale dei propri servizi, la Città dei Mestieri fonda la sua opera su cinque principi fondamentali che costituiscono il suo carattere originale 5.

5. D. Drevet et A. Monod, "Usageur acteur: la Cité des Métiers", Dossier in Ac­tualité de la formation permanente, n. 158, janvier-févier 1999.

1.Uno spazio liberamente accessibile e gratuito, nello spirito dei pubblico servizio.

Lo spazio è libero. Cib presuppone da un lato che non possa esse­re esercitata alcuna attività commerciale al suo interno e, dall'altro, che non è riservato ad iscritti e ad alcun tipo di organismo, come an­che che non sia previsto alcun tipo di controllo sociale organizzato.

1 partner si impegnano a diffondere informazioni, le più complete possibile, senza ricorrere in alcun modo a pubblicità selettiva a favo­re della propria istituzione. Infine, le missioni di pubblico servizio della Città dei Mestieri devono necessariamente ispirarsi aIle politiche adottate a livello nazionale 0 europeo. Nello svolgimento delle proprie attività, ci si appoggia quindi aIle istituzioni responsabili di tali poli­tiche, completandole grazie al ricorso a partenariati realizzati con gli organismi pubblici 0 privati competenti.

2.Servizi incentrati suifabbisogni degli utenti.

La Città dei Mestieri si pone al servizio della domanda, dei que si­ti e dei problemi degli utenti e, quindi, non delle istituzioni e delle at­tività delle stesse. L'obiettivo non è quindi quello di erogare la presta­zione prevista dalla propria istittIzione, ma far SI che l'utente possa esporre la propria problematica, darle un nuovo significato e riappro­priarsi di una strategia di azione, fruendo di servizi di informazione e consulenza. Lo spazio è accessibile senza previo appuntamento: con­ta solo il tempo a disposizione dell'utente, l'urgenza deI suo proble­ma e l'obiettivo che si è prefisso di raggiungere, grazie all'aiuto for­nitogli dalla consulenza 0 dalle risorse messegli a disposizione. Infi­ne, fin dall'entrata, l'utente deve percepire chiaramente che 10 spazio è stato concepito per lui. È necessario, percib, prestare una grande at­tenzione all'atmosfera delluogo, alla sua architettura, all'arredo, alla segnaletica; elementi che dovranno esprimere il rispetto per l'utente.

3.      Un luogo fondato sulla pluralità dei punti di vista e degli approcci.

Perché l'utente diventi maggiormente attore della propria vita pro­fessionale, occorre che egli disponga di un percorso, di tempi di ri­flessione e di un cammino personale, coadiuvati da supporti di varia natura, adatti aIle diverse tappe della vita professionale. Come già evi­denziato, si tratta di un modello "pluripartenariale'" che copre tutti i settori della vita professionale.

Il suo funzionamento si fonda sulla cooperazione, su una comu­nione di sforzi, di competenze e di punti di vista ed ha il compito di dare una risposta ai quesiti dell'utenza. Ad esempio, al fine di chiari­re una scelta professionale, l'approccio adottato dal consulente per l' occupazione pub affiancarsi a quello adottato dal consulente per l' 0­rientamento. Quindi, al termine di più colloqui, alla luce dei chiari­menti forniti dai diversi punti di vista, l'utente potrà dare un nuovo orientamento al percorso scelto.

Perché tale approccio possa venire tradotto nella pratica, è neces­sario che i consulenti si impegnino su base permanente a condividere conoscenze e competenze.

ln uno spazio cosl definito, l'utente deve avere la possibilità di ri­tornare spesso, durante le varie fasi di maturazione e delle sue scelte professionali, per:

informarsi sui dispositivi esistenti;

avvalersi di una prestazione con cognizione di causa; essere indirizzato verso altre prestazioni.

Il servizio, collocandosi a monte delle istituzioni specializzate nei vari settori della vita professionale, aiuta le stesse a meglio agire su un utente più consapevole, in quanto propone, a partire da una riflessio­ne ed una prima scelta, attraverso il confronto e l'offerta di percorsi, considerati i mestieri e le professioni, un orientamento oppure un ri­orientamento dell'utenza verso le prestazioni erogate da tali organismi nei propri centri. L' obiettivo consiste dunque nel migliorare i flussi di utenza in entrata ed in uscita dai vari dispositivi esistenti, concentran­dosi sulla domanda iniziale dell'utente.

4.Uno spazio pubblico di colloquio per l'accoglienza e la valoriz­zazionefondato sulla qualità dell'ascolto e della consulenza.

L' obiettivo è rendere maggiormente autonomi gli utenti. Infatti consigliare non significa assistere 0 prescrivere. Ecco perché il collo­quia deve aiutare l'utente a costruire strategie di azione e non ha, quindi, l'obiettivo di decidere al suo posto. Perché si offra vera con­sulenza, non devono esistere poste in gioco controlli 0 decisioni, cosl che il pubblico venga messo nelle condizioni di riappropriarsi di un problema di cui in passato si faceva carico un'istituzione. 1 colloqui hanno quindi luogo in una situazione di anonimato reciproco, quello dell'utente e quello dell'istituzione di appattenenza deI consulente.

5.Un luogo fondato sull'interazione tra consl1lenza e risorse.

È uno spazio di offerta integrata in cui ha luogo l'interazione tra consulenza e risorse. La varietà e l'ampiezza della documentazione offerta costituiscono le premesse indispensabili perché il pubblico sia messo nelle condizioni di farsi la propria opinione, ottenere informa­zioni di cui non disponeva e di intraprendere nuovi percorsi di orien­tamento, inserimento e formazione. Tuttavia, senza la presenza deI consulente, tutto cio potrebbe ridursi ad una semplice raccolta di una molteplicità di strumenti difficilmente accessibili, soprattutto per una tipologia di pubblico dotata di scarsa autonomia.

Quindi è l'interazione tra consulenza e risorse a favorire un pro­cessa di apprendimento, fondato sull'alternanza tra ricerca autonoma nello spazio dedicato alle risorse e percorsi guidati nello spazio dedi­cato alla consulenza. Questo comporta anche che non si puo pensare a Città virtuali 0 solo su rete: il rapporto umano è indispensabile.

La logica di servizio al cittadino è un passaggio importante, in quanto significa affidare le chiavi di accesso agli utenti, incoraggian­do il proprio piacere di agire. Ancora prima di intraprendere una stra­da, il nostro utente si trova quindi catapultato in un mondo opaco, enigmatico, di cui nessuno gli fornisce la chiave di lettura. Come non va trascurato che generalmente chi è in una fase di scelta vive un mo­mento di non chiarezza e, a volte, anche di ansia, specie nel momen­to in cui le proprie decisioni ricadono SUllO sviluppo della propria vi­ta, non solo professionale, ma anche familiare, come deI proprio rife­rimento sociale. ln quest'ottica diventa più chiara l'importanza di co­struire un luogo di primo confronto con le opportunità esistenti.

Ciascun centro di orientamento, formazione e lavoro, ciascuna isti­tuzione e organismo segue un percorso a partire da ruolo e missi one istituzionale specifici ed offre un servizio basandosi su di essi. L'o­biettivo di una Città dei Mestieri consiste nell'aiutare il cittadino uten­te a confrontarsi con il mondo dellavoro per trovare un lavoro 0 per cambiarlo. L'obiettivo non è quello di trovargli un lavoro, ma, con il mondo della formazione e della:scuola, scegliendo il percorso forma­tivo ed educativo più vicino alle proprie aspettative, indicargli quali so­no le proposte e le strutture esistenti per avviare una attività autonoma, ma senza, per questo, fargli un bussiness plan. Inoltre rientra nelle fi­nalità fargli conoscere i propri diritti in questi campi, per effettuare una scelta più consapevole, a partire dalle professioni. La metodologia applicata nell'attività di consiglio, documentazione e autorientamento, mira a formalizzare la riflessione di ciascun utente, nata dall'esperien­za maturata e dal confronto, affinché l'utente attore possa tradurla nel­la realtà, nel contesta in cui si colloca, ovvero a monte di qualsiasi di­spositivo a cui verrà rimandato una volta consolidata la scelta. La mo­dalità di gestione deI consiglio si basa principalmente sul principio del­l'ascolto e dell' aiuto a formulare e riformulare la propria domanda di orientamento, proponendo percorsi altemativi e libera scelta di ap­profondimento informativo, di confronto con professionisti in semina­ri, incontri, di riflessione e autoanalisi attraverso gli strumenti presen­ti sulluogo, come la ricerca attiva, l'invio a strutture specializzate, ecc. Nella Città dei Mestieri non si decide di affidarsi ad un dispositivo (cio rientrerebbe nella logica della gestione), ma si provvede ad eliminare, grazie al dialogo con un consigliere, tutti gli ostacoli che costituiscono un impedimento all'azione (logica della consulenza).

Ecco, quindi,che un individuo, il cui bisogno consista nel "trova­re un lavoro", potrà, grazie alle risorse e ad una consulenza organiz­zata in tale senso, consultare offerte di lavoro, migliorare le proprie tecniche di ricerca di lavoro, trovare un contratto di formazione in al­ternanza. Per coloro i quali l' obiettivo primario consiste nello sceglie­re il proprio orientamento, sarà possibile specificare i propri interessi, definire la propria scelta, scoprire il mondo professionale ed i vari me­stieri, elaborare un progetto di studio e di formazione, conoscere il funzionamento deI sistema di istruzione.

ln questo servizio si sarebbe potuto adottare un'altra logica, ci ri­feriamo a quella della classificazione per casa editrice. La chiave uti­lizzata di "mestieri e professioni" comporta un duplice vantaggio:

·         spronare l'utente ad andare oltre la pratica statica e ripetitiva di uno strumento troppo familiare, per aprirsi verso altre fonti di informazione;

·         consentirgli di farsi la propria opinione venendo a contatto con punti di vista diversi (in particolare quando si tratta di dati pro­spettici).

1.4. Il modello organizzativo

1 principi fondanti su esposti sono stati tradotti in sei criteri de­finiti, a cui ciascuna Città dei Mestieri deve far riferimento per po ter essere tale; ad es si seguono anche delle attenzione organizzati­ve6

1 ° criterio: "multipubblico"

Se la CdM deve essere, come previsto dalla carta deI servizio, aper­ta "a tutte le tipologie di pubblico, indipendentemente da fattori quali età, status, titolo di studio 0 livello di qualifica, appartenenza ad una de­terminata categoria professionale  o provenienza geograflca", è neces­sario che gli orari di apertura rispondano alle esigenze di un pubblico altamente ampio e quindi siano previsti tempi di apertura adeguati (per esempio anche serali e/o di sabato), per adeguarsi alle esigenze degli in­dividui in cerca di lavoro, degli studenti, ma anche di coloro che sono già occupati. Perché tutte le tipologie di pubblico godano dello stesso trattamento durante gli orari d'apertura della Città dei Mestieri, tutti i servizi erogati devono obbligatoriamente essere operativi.

Al fine di evitare fenomeni di elevata segmentazione e ghettizza­zione, è necessario che la Città dei Mestieri e delle Professioni assi­curi un equilibrio tra le diverse tipologie di pubblico che la frequenta­no. È ben nota come negli spazi di questo tipo la prevalenza di una de­terminata tipologia di pubblico tenda ad allontanarne un' altra (ad esempio, una forte predominanza di studenti puà allontanare il pub­blico in difficoltà, quella di disoccupati rischia di far fuggire gli occu­pati, e viceversa). Per evitare l'insorgere di tale problema occorre ap­prontare un sistema di monitoraggio delle presenze fin dall'apertura della Città stessa, nel rispetto dell'anonimato e della privacy, al fine di rendere possibile, in casa di bisogno, la realizzazione di azioni mi­rate per le tipologie di pubblico mena rappresentate.

Perché il pubblico possa avvalersi in maniera efficace dei servizi erogati dalla struttura, la città dovrà garantire la molteplicità dei sup­porti informativi, nonché delle modalità difruizione degli stessi, che potranno venire scelti liberamente dal pubblico: quindi, documenta zione cartacea per coloro che prediligono la lettura, audiovisivi per gli amanti dell'immagine, multimediali per coloro che sono in grado di utilizzare un computer, accoglienza individualizzata per gli uni, work­shop collettivi per gli altri. Un elemento che richiede particolare attenzione è rappresentato dall'accessibilità agli strumenti, sia in senso fisico (spazi per la cir­colazione ed arredo adeguato a tutte le tipologie di pubblico), sia in termini di contenuti (linguaggio, modalità comunicative, accessibilità e fruizione, ecc.). L' esigenza di garantire un accesso alle risorse pari­tario per tutte le tipologie di pubblico presuppone un approccio speri­mentale che favorisca la valutazione sul campo degli strumenti e poi l'adozione.

6. Per la visione dei documenti si rimanda ad Osservatorio [stol n. 5, settembre­ottobre 2002 dedicato al tema delle Città dei Mestieri e delle Professioni e nello spe­cifico: Allegato A: "1 criteri per l' attribuzione dei marchio"; Allegato B: "La Carta dei servizio"; Allegato C: Il Dossier sull'attribuzione dei marchio di qualità".

2° criterio: "multitematico"

L'accesso ai servizi verrà quindi strutturato intomo ad una serie di tematiche quali:

·         inserimento lavorativo;

·         elaborazione di un progetto personale e professionale;

·         informazione e consulenza sulle offerte di formazione professio­nale;

·         creazione di attività comuni a tutti i settori di attività senza distin­zione a1cuna.

Tali tematiche, tradotti in "poli", dovranno essere minimo di tre (rispetto alle sette prioritarie), illustrando in maniera immediata gli obiettivi corrispondenti alle principali esigenze deI pubblico. Dovran­no, inoltre, es sere espresse ricorrendo a verbi di azione, quali ad esempio "costruire il proprio percorso professionale", "creare una propria attività", ecc.

A tale nuc1eo potranno essere affiancati altri servizi in risposta ad esigenze locali. Saranno le tematiche stesse a costituire l' organizza­zione della documentazione.

3° criterio: "multiuso"

Perché una Città dei Mestieri e delle Professioni possa assolvere alla missione di aiutare gli utenti ad intraprendere o a ritrovare un percorso attivo, dovrà prevedere "tre tipologie d'uso", con spazi specifi­ci e con una chiara segnaletica:

1.      il rivolgersi ai consiglieri;

2.      l' autodocumentarsi utilizzando s trumenti informatici 0 cartacei;

3.      il consultare professionisti in occasione di manifestazioni 0 di workshop collettivi.

Cio significa che un centro informatizzato e incentrato sull'eroga­zione di servizi per mezzo di strumenti di natura esc1usivamente mul­timediale non presenta le caratteristiche necessarie all' ottenimento deI marchio, al pari di un centro "assistenza" in cui consulenti privi di ri­sorse si fanno carico degli utenti.

Al fine di trasmettere chiaramente all'utenza l'idea di un sistema integrato, nonché la possibilità di combinare le diverse risorse dispo­nibili, 10 spazio dovrà indicare in maniera visibile ed immediatamen­te comprensibile:

·         la possibilità di utilizzare le diverse risorse senza sbarramenti di sorta;

·        una segnaletica che indichi chiaramente le tre tipologie d'uso (10 spazio destinato alle manifestazioni pubbliche non deve necessa­riamente trovarsi all' interno deI perimetro della Città dei Mestie­ri e delle Professioni);

·        le istruzioni per l'uso (con qualsiasi tipo di supporto, dalla carta al multimediale 0 dal diagramma alla segnaletica), che forniscano agli utenti le diverse modalità di fruizione della struttura; i diversi poli te­matici; le molteplici risorse; gli strumenti e i servizi a disposizione.

4° criterio: "pluripartenariale"

Per operare al meglio è indispensabile una fitta rete di partner che coprano almeno tre settori chiave della vita professionale, ovvero l' occupazione, l' orientamento e la formazione sec on do la logica del­la complementarietà dei servizi.

1 partner presenti nella Città dei Mestieri non offrono prestazioni deI tutto identiche a quelle esercitate nelloro luogo di intervento abi­tuale. Tale impegno si rivela, invece, un'occasione per costruire un di­verso rapporta con i pubblici e per sperimentare modalità di azione in­novative ed efficaci in un quadro di scambio e integrazione.

La modalità della rotazione dei consiglieri, fra istituzione di appartenenza e Città dei Mestieri, aumenta la fertilizzazione e 10 scambio in termini di innovazione di sistema. L'approccio deve rispettare il valore ag­giunto a vantaggio dell'utente, prodotto dalla collaborazione dei part­ner, e dell'integrazione delle risorse, non nel senso di affiancamento delle prestazioni, ma di interazione. Questa presuppone il dare vita a dinamiche di cooperazione e scambio professionale, nel rispetto delle specificità di ciascuno; tutte le attività dovranno prevedere questo scambio, come val ore aggiunto a favore dell'utente.

Nell'area dedicata ai colloqui, i consiglieri potranno realizzare ta­le interazione invitando, se necessario, l'utente a pas sare da un polo all'altro, grazie anche alla prossimità dei poli, al fine di avvalersi di chiarimenti complementari, in risposta al proprio specifico bisogno e per meglio costruire un percorso di scelta consapevole.

Una politica di eventi completa il modello d'azione e pone la Città dei Mestieri in un più ampio dialogo con tutte le forze sociali ed eco­nomiche presenti sul territorio.

La Città dei Mestieri e delle Professioni dovrà agire in stretto con­tatto con gli attori della sviluppo deI territorio. Il numero, la ricchez­za ed il rinnovo di tali partenariati costituiscono uno dei criteri di qua­lità di una Città dei Mestieri.

La Città dei Mestieri e delle Professioni deve garantire anche una complementarietà delle risorse. Le fonti di informazione siano le più numerose possibile e molteplici, in modo da permettere al pubblico di: farsi un' opinione personale;

intraprendere nuovi percorsi di orientamento, inserimento, forma­zione accedendo ad informazioni prima non conosciute; beneficiare di punti di vista diversi su argomenti dibattuti.

La documentazione è integrata in un unico sistema di c1assifica­zione, qualunque sia il supporto e il produttore (ad esempio non ci si puo ispirare ad una logica di "stand promozionale" per ciascuna isti­tuzione, né privilegiare l'offerta documentaria di un'istituzione part­ner a discapito di un'altra non partner e cosl via), es sa è selezionata e aggiornata dagli stessi consiglieri.

Per assicurare la complementarietà è utile agire al mena con due livelli di consultazione dei partner:

- Una o più riunioni annuali (strategiche), che riuniscano il respon sabile della programmazione della Città dei Mestieri e i rappresentanti di ciascuna istituzione partner, al fine di definire insieme la politica e la programmazione generale delle attività legate alla missione della spazio;

- Riunioni più frequenti (operative), anche con gli stessi partecipan­ti su citati, mirate a programmare le attività e a proporre soluzio­ni migliorative ai problemi di gestione incontrati. L'obiettivo èche ciascun partner sia completamente integrato e contribuisca attiva­mente al buon funzionamento della spazio e che le responsabilità siano condivise da tutti. Tuttavia, perché l'attività pluripartenaria­le sia attiva, occorre prevedere, nelle convenzioni, oltre al tempo di presidio dei consiglieri anche momenti di scambio e confronto comuni (informazione reciproca, elaborazione di attività comuni, realizzazione di eventi).

La struttura di supporta di una Città dei Mestieri e delle Profes­sioni pub assumere le seguenti due forme organizzative, pub trattarsi:

·        di un'unità di un organismo esistente;

·        di una struttura a sé stante, di natura associativa, cooperativa, con­sortile, ecc.

ln entrambi i casi, la struttura non pub agire da portavoce degli in­teressi di una delle istituzioni partner, altrimenti verrebbe a sottrarsi alla sua funzione di super partes, offrendo un supporta parziale, che pub trasformarsi in prescrizione per l'utente.

La struttura è quindi dotata di una propria autonomia decisionale e rappresenta un organismo chiaramente identificato da un nome ed un logo, che vanno esposti sulla sede della struttura e riportati sui ma­teriali di comunicazione.

Azioni di formazione comune facilitano la pluripartenarialità e supportano le condizioni di innovatività, complementarietà e raccordo delle competenze. Ogni anno le istituzioni partner sono tenute a far emergere i fabbisogni formativi. dei consiglieri ed a concordare azio­ni comuni a completamento deI proprio programma di formazione.

criterio: "servizi incentrati sui fabbisogni degli utenti"

La Città dei Mestieri non deve essere centrata sulle istituzioni partner, sui relativi servizi e sulle finalità, quanto sul dare una rispo­sta alla domanda dell'utente. Tale approccio deve essere adeguata mente considerato nell'organizzazione di una Città dei Mestieri e co­municato non solo nello spazio ma anche in tutte le forme di pubbli­cizzazione esterne.

L'anonimato reciproco rappresenta la condizione necessaria per­ché sia possibile esprimersi liberamente; tale rapporto "ugualitario" viene reso simbolicamente dalla strutturazione spaziale adottata:

·        postazioni aperte per i colloqui che rendano il dialogo più sempli­ce, da individuo ad individuo, collocando consulente e consulta­tore in posizioni simmetriche;

·         assenza di badge nominali ma solo identificativi per i consiglieri;

·         assenza dei logo dei partner sui poli tematici.

Al fine di lasciare che sia il pubblico a scegliere, occorre che il si­stema gli consenta di avere una visione chiara ed esauriente deI com­plesso delle possibilità esistenti e che ci sia trasparenza delle regole al servizio. Cio presuppone:

·        che l'organizzazione dello spazio sia immediatamente comprensi­bile in tutte le sue funzionalità fin dall'ingresso;

·        che la segnaletica indichi il più chiaramente possibile quaI è l' biettivo che l'utente pub raggiungere utilizzando una determinata area dello spazio, un determinato servizio 0 strumento; per tale ra­gione, è necessario che il nome dei poli di consulenza sia indic a­to a chi are lettere fin dall'entrata nello spazio, cio aiuta l'utente a formulare meglio e progressivamente il suo progetto;

·        che tutto il materiale di presentazione interno ed esterno della Città dei Mestieri rispetti e valorizzi questo approccio.

Soltanto a tali condizioni, le chiavi di accesso aIle diverse funzio­ni dello spazio verranno offerte ad utenti attori deI proprio percorso.

Gli strumenti a disposizione devono venire presentati in una logi­ca di offerta integrata, attraverso la mediazione umana, a mezzo di un'interfaccia 0 di una macchina oppure attraverso un database mul­timediale. COSt, consultando un determinato strumento, l'utente viene invitatoa scoprire tutto cià che, nel medesimo spazio, tratta 10 stesso argomento, oppure 10 completa.

Il ruolo dei consiglieri consiste sia nell'aiutare per mezzo deI col­loquio coloro che scelgono questo tipo di mezzo, sia nello stimolare a confrontarsi con la ricerca documentaria. ln entrambi i casi, l'obietti­vo è quello di proporre un metodo, piuttosto che prenderli in carico fornendo solo informazione. lnoltre è necessario invitarli a confrontare il materiale raccolto con la realtà dei vari settori di attività, attra­verso anche il contatto diretto con i professionisti a disposizione.

Dal canto suo, il consulente dedicherà una parte del suo tempo ai colloqui individuali, ma anche a periodi di aggiornamento documen­tario, preparazione di eventi, prodotti e metodi sperimentali e così via (a tale proposito, si veda in allegato la descrizione dei compiti dei con­siglieri).

È comunque previsto il supporto di tecnici per il miglior funzio­namento della struttura (consiglieri, documentalisti, consulenti, infor­matici, ecc.).

Per assicurare un luogo di accoglienza e valorizzazione che ri­sponde alle esigenze di comfort dell'utenza, l'arredamento, l'illumi­nazione e la segnaletica dovranno concorrere a creare un ambiente caldo ed accogliente, caratterizzato da acustica e solidità commisu­rate alle esigenze di uno spazio frequentato da un gran numero di utenti.

L'insieme dell' arredo destinato alla consultazione audiovisiva do­vrà tenere conto dei vincoli di manutenzione e di uso pubblico tipici di questa tipologia di prodotto.

Sarà la qualità di questo ambiente a consentire agli utenti di fare propria la Città dei Mestieri e permetterà di evitare in larga misura il degrado tipico di uno spazio molto frequentato.

Rispondere all'utente richiede un approccio innovativo da adatta­re costantemente all'evoluzione dei fabbisogni. È dunque importante un sistema di valutazione continuo (client satisfaction) ad opera del pubblico. Inoltre questo approccio implica servizi e strumenti in co­stante trasformazione. Una volta che i nuovi strumenti sono stati spe­rimentati e rodati dal pubblico, vengono trasferiti alle istituzioni part­ner interessate.

La Città dei Mestieri e delle Professioni deve dotarsi di una pro­cedura di monitoraggio e valutazione dell' attività per poter al meglio svolgere la propria missione sperimentale e di innovazione.

6° criterio: "uno spazio accessibile liberamente e gratuito"

Si tratta di un luogo aperto, che non prevede alcun controllo, giu­stificazione od iscrizione (fatti salvi i periodi specifici dedicati agli incontri di gruppo oppure nel caso di workshop), né appuntamenti. L'ac­coglienza al pubblico non deve sottostare ad alcun tipo di condizione particolare. I consiglieri non riempiono schede personali degli utenti e non effettuano direttamente il monitoraggio.

D'altra parte, l'informazione ed i servizi erogati dalla Città dei Mestieri, indispensabili al pubblico, non sono commercializzabili. I soli servizi a pagamento possono essere la forni tura di servizi di stam­pa, di fotocopie oppure di materiale informativo. Se è possibile forni­re servizi non indispensabili e complementari a pagamento, questi do­vranno essere offerti a prezzo di costo e collocati in una "Area Busi­ness", separata e chiaramente identificata.

Il nucleo centrale di attività qui descritto, che concorre a determi­nare, attraverso il suo funzionamento specifico, l'identità propria del luogo rappresentato dallogo, non esclude - purché abbiano una col­locazione periferica - l'offerta di servizi al pubblico erogati dalle va­rie istituzioni (centri per la ricerca del posto di lavoro, "club" di crea­tori di impresa o di individui in cerca di lavoro). Questi servizi, fun­zionanti secondo ritmi propri, non rientrano in alcun modo nel capi­tolato d'oneri della Città dei Mestieri.

1.5. Le caratteristiche e le peculiarità

La prima particolarità della CdM è di essere uno spazio in cui si incontrano approccio culturale e sviluppo professionale, cercando di offrire una connotazione positiva, di passaggio e/o riflessione agli utenti. La seconda particolarità di una CdM è associare alla consulta­zione libera di un fondo documentale sostanzioso, la possibilità di in­trattenersi individualmente con dei consiglieri, di partecipare a dei la­boratori o a delle giornate di informazione e di selezione. La sua ulti­ma particolarità è di essere animata da una équipe di professionisti specialisti del lavoro, dell'orientamento e della formazione professio­nale, del bilancio di competenza e così via. Essi si basano tutti sulla propria specializzazione, ma privilegiano un lavoro di équipe e di scambiò comune, creando uno strumento di ascolto e di dialogo al ser­vizio del singolo utente.

La Città dei Mestieri inoltre risponde a tre funzioni necessarie e complementari rispetto alla rete dei servizi per il lavoro, la formazione e l'orientamento. Per prima cosa essa è sia scambio che vetrina. Es­sa svolge il ruolo di "servizio al consumatore", in quanto lascia libe­ro l'utente di conoscere e scegliere consapevolmente e, dal punto di vista istituzionale, opera in maniera più mirata degli altri servizi pre­senti sul territorio (Centri di orientamento, servizi per l'impiego, in­cubatori, ecc.). Di questi non è un doppione, in quanto offre delle pre­stazioni specifiche a monte e a valle. Si differenzia, infine, dal tradi­zionale concetto di "sportello unico", in quanto questo riunisce in uno stesso spazio fisico le diverse istituzioni ed organizzazioni, con le pro­prie prestazioni abituali, senza però obbligatoriamente creare integra­zione fra di esse. In una CdM le istituzioni partner e i consiglieri che vi operano sviluppano delle differenti e nuovi modalità di lavorare e delle nuove competenze, che trasformano il loro abituale modo di ri­spondere agli utenti nelle singole istituzioni, superando, soprattutto, la logica di prescrizione. Il partenariato è regolamentato attraverso dei documenti (convenzioni, protocolli, accordi, ecc.) che definiscono le missioni e le responsabilità di ciascuno, nella logica dell'accettazione e del rispetto della Carta di servizio della CdM. Il documento di par­tenariato disciplina le modalità di funzionamento, delimita i diritti, i doveri e gli obblighi di ciascuna delle parti. Il mettere insieme in uno stesso luogo differenti organismi, con culture professionali diverse, favorisce lo scambio vicendevole, arricchisce le metodologie di lavo­ro e accresce le esperienze. Oltre ai partner stabili ci possono essere legami con altre istituzioni ed organizzazioni, sia sui servizi in gene­rale che per specifiche azioni, eventi, manifestazioni e così via.

Ad un tempo la CdM è pluripartenariale, multiservizio e multi­pubblico, quindi essa è occasione di incontro e crescita di diverse per­sone, culture e obiettivi. Questa ricchezza determina l'originalità e l'interesse della CdM, rendendola anche sistema complesso. Senza dubbio questa complessità è essa stessa la ragione della sua efficacia.

Per rispondere al meglio ai criteri di multiuso, accessibilità e per favorire la costruzione autonoma di una risposta da parte dell'utente, la CdM organizza una tavolozza di offerte quali:

Banche informative e consiglio, finalizzati a:

·         l'orientamento per precisare i propri interessi, definire le proprie scelte, scoprire il mondo professionale e i mestieri, elaborare un progetto di studio e formazione, conoscere le funzioni del sistema educativo;

·          l'attività di consultazione delle offerte di lavoro, migliorando le tecniche di ricerca e trovando un contratto in alternanza, uno sta­ge, ecc.;

·          l'aiuto nel conoscere i propri diritti alla formazione, nel trovare la formazione appropriata e nel formarsi diversamente;

·          il cambio della propria vita professionale per fare il punto sulla propria situazione professionale, per informarsi sul bilancio di competenze e scegliere quello più appropriato alla propria situa­ZIOne;

·          la creazione di una propria attività imprenditoriale o lavoro auto­nomo, per comprendere come va fatto il progetto, per analizzare i punti cardine, per trovare dei partner e per beneficiare di differen­ti aiuti esistenti.

Documentazione multimediale in libero servizio: questo tipo di documentazione in libero accesso ricopre una grande importanza e ri­prende i grandi temi della sala, cioè orientamento, formazione, lavo­ro, bilancio, creazione d'attività. Gli strumenti più scelti sono quelli pratici rispondenti ai bisogni immediati del pubblico: scrivere una let­tera di presentazione o il proprio curriculum, preparare un incontro di selezione, conoscere i propri diritti. Il prolungamento documentario per ciascun polo è alimentato da guide, annuali, repertori, enciclope­die dei mestieri, ecc.

I programmi di atelier ed eventi di gruppo: periodicamente i pro­fessionisti animano dei laboratori di gruppo su temi specifici, quali la creazione d'impresa, i contratti in alternanza, dei progetti di forma­zione o di lavoro in Europa, ecc. Inoltre ci sono eventi che associano partner esterni: giornate di reclutamento/selezione con imprese, mo­menti di conoscenza di lavori e fabbisogni professionali delle impre­se, selezioni, giornate di informazione sui mestieri e le professioni e sui settori di attività, seminari sull'evoluzione; incontri sulle profes­sioni, incontri fra autori e lettori specializzati nei settori economici e professionali .

L'accoglienza o punto di informazione generale: un punto di informazione generale, animato da uno o due consiglieri, orienta ver­so i diversi servizi proposti, guida il pubblico nella ricerca dei docu­menti e consiglia sull' approccio che si può adottare a seconda dei pro­pri bisogni. È costruito come un punto facoltativo, rispetto alle altre risorse e utilizzabile in maniera autonoma.

In relazione all'utente, soggetto principe di questo modello, sulla base di uno studio condotto qualche anno fa presso la CdM di Parigi, si sono potuti identificare tre livelli di entrata nella struttura. Le in­tenzioni degli utenti infatti sono multiple: guardare le diverse offerte, ricercare un lavoro, degli stage, avere bisogno di orientamento o di informazione, anche in maniera trasversale a questi obiettivi. In gene­rale però possiamo distinguere chi cerca uno strumento di servizio da chi, invece, necessita della risposta ad una propria domanda o da chi viene per risolvere un problema 7

7. O. Las Vergnas, C. Prokhoroff, M. Avrain, "La vie d'une chimère. Trois ans de Cité des Métiers à La Villette", in Bullettin d'information de l'Afp, avril1996.

·         L'entrata "strumento di servizio". Chi visita vuole utilizzare in­ternet, i repertori aziendali, la documentazione, scrivere il proprio cur­riculum, utilizzare una risorsa precisa strumento o servizio che sa di trovare. La spinta personale può essere diversa (ricerca di lavoro, di stage, orientamento, formazione), tuttavia è comune l'intento di uti­lizzare lo strumento o il servizio, cioè di una componente elementare del sistema. Questo è un bisogno tecnico.

·         L'entrata "domanda". C'è chi vi entra per trovare una risposta ad una domanda. Questa può esprimersi in: un lavoro in un settore dato o in una impresa per un contratto di qualificazione, delle informazio­ni o un consiglio su un argomento preciso. Il tutto senza legare la pro­pria domanda ad uno strumento in particolare. Gli utenti arrivano con una domanda predefinita, che specifica il campo della ricerca e la for­ma della risposta. Essi vengono una prima volta per esplorare le ri­sorse esistenti, trovare lo strumento, il servizio, il consiglio migliore per loro; poi ritornano una seconda volta per servirsene. Così facen­do, esprimono un ordine, una domanda ben precisa. A volte, però, questa domanda specifica va superata nella misura in cui, dietro la do­manda, si può nascondere un altro problema che è necessario eviden­ziare.

·         L'entrata "problema". Si tratta di utenti che non sanno che cosa vogliono o, a volte, non sanno bene che domanda porre, tanto sono sfiduciati e hanno perso punti di riferimento. Non hanno delle do­mande specifiche, né delle domande generiche, ma un problema che può riassumersi con frasi quali: "ecco la mia situazione: che ne pen sate?"; "che cosa posso fare?". C'è un problema da trattare che ne­cessita di un'analisi di situazione, una relazione interattiva fra offerta (consiglieri per lo più) e utente. Come per i precedenti accade anche per quelli che fanno una prima visita esplorativa.

La particolarità della CdM, comunque, è proprio quella di essere un luogo sempre aperto alle visite, anche ripetute. Ciò richiede anche una grande capacità di aggiornamento delle risorse e una grande ca­pacità innovativa. Il primo aspetto innovativo è lavorare assieme in una struttura, per definizione sperimentale, considerato che questa è una delle priorità del modello. L'innovazione va considerata nell'a­spetto organizzativo (consiglieri, prodotti e così via), ma anche ri­spetto all'utente. Le CdM possono rappresentare un esempio utile per questo momento storico di "stazioni di servizio" sulla formazione lun­go tutto l'arco della vita, giocando il ruolo di passaporto per la società dell'informazione e di passerelle verso dei dispositivi che collegano sviluppo culturale e tecnico. La CdM, come modalità di organizza­zione complementare, centrata sui bisogni degli utenti e aiuto nel pas­saggio da una logica dell'urgenza ad una a lungo termine, è sicura­mente una priorità sociale attuale, che ben si affianca agli altri servizi specifici e innova il loro rapporto con l'utenza.

1.6. La trasferibilità dell'esperienza

Spostare questa alchimia originale è un obiettivo di molti espo­nenti locali, specie politici, perché percepiscono l'aspetto ricco e po­tenziale per le istituzioni e, altre volte, soprattutto in contesti di cultu­ra scientifica e tecnica (Francia e altrove), trovano nella CdM una se­conda anima e un rafforzamento della propria azione, in un contesto socio-economico dove la domanda di efficacia sociale dell'azione cul­turale è difficile da chiudere in confini precisi.

In alcuni casi, soprattutto nei capoluoghi regionali, la spinta è sta­ta, ed è ancora, data sia dalla sfera sociale che da quella culturale. Una volta che si costituisce un gruppo di progetto, l'aiuto è nella direzio­ne di verificarne il bisogno e organizzarlo nel miglior modo possibi­le, anche in relazione alle specificità territoriali. Infatti l'ipotesi di svi­luppo del modello non è tanto verso un assemblaggio e una standar­dizzazione ma, al contrario, verso uno sviluppo dell' iniziativa, in base alle caratteristiche specifiche di ciascun luogo e in funzione dei bi­sogni, delle risorse e degli accordi locali, che ciascun gruppo di lavo­ro va a costituire.

Il forte legame con il territorio fa di ciascuna esperienza un luogo organico fra la struttura ed il territorio stesso. Questo connubio rende particolare l'esperienza, facendole assumere anche un'organizzazione specifica. Anche nel nome si evidenziano le particolarità territoriali. Le otto CdM, già aperte in Europa e nel mondo, esprimono, anche nel nome, la specificità nazionale, legata non solo ad aspetti semantici, ma soprattutto alle differenze socio-culturali. Sul territorio francese il nome comune è Cité des Métiers (de la Cité des Sciences et de l'In­dustrie de Paris; du Territoire de Belfort, de Nimes e du Gard, des CO­tes d'Armor); in Italia illogo comune è Città dei Mestieri e delle Pro­fessioni (Milano, Genova e in Sardegna); in Brasile diventa Estaçao das profissoes de Belo Horizonte e Minas Gerais; in Spagna, ultima nata, Porte 22 Espacio des novas Ocupaciones.

Molti sono i progetti in atto che hanno già ricevuto illabel comu­ne e sono in fase di sviluppo 8.

8. Per maggiori informazioni si rimanda a D. Drevet "La rete internazionale del­le città dei Mestieri" in Osservatorio [sfol, n. 5, settembre-ottobre 2002.

Le Città già aperte ed avviate si sono federate, il 18 ottobre 2001, in una Associazione chiamata "Resau Cités des Métiers", che si ca­ratterizza come una vera e propria rete internazionale delle Città dei Mestieri e si prefigge alcune peculiari finalità, quali:

·         promuovere, facilitare e organizzare lo scambio di pratiche effica­ci e di metodologie tra i professionisti provenienti dalle diverse strutture;

·         moltiplicare le esperienze, le risorse e gli strumenti adottati, a be­neficio di tutti;

·         offrire un sostegno ai nuovi progetti di Città dei Mestieri; garantire alle diverse iniziative realizzate e, in corso di attivazio­ne, un supporto ed una crescita reciproca.

L'associazione di rete ha, inoltre, lo scopo di assicurare una rap­presentanza comune verso le istituzioni nazionali, europee ed interna­zionali, di favorire la nascita e la conduzione di progetti comuni e, in­fine, di facilitare la realizzazione di percorsi di studio e approfondimento, così come azioni di comunicazione e diffusione in materia di inserimento lavorativo, di formazione e di attività professionali.

L'arricchimento di esperienze nell'associazione, attraverso la con­divisione e la progressiva valorizzazione delle specificità di ogni sin­gola esperienza realizzata, renderà possibili ulteriori occasioni di con­fronto e di apprendimento sui temi dell'orientamento, del consiglio, della gestione e organizzazione delle risorse e della promozione ed at­tivazione di percorsi di scelta professionali, ai fini di una crescita re­ciproca e dell'arricchimento del modello nel suo insieme.

Un ultimo elemento va sottolineato: la Città dei Mestieri costitui­sce un tentativo di approccio "dal basso" alle questioni della promo­zione della cittadinanza attiva e di opportunità concrete e globalmen­te accessibili di orientamento e di formazione lungo tutto l'arco della vita. L'impegno per l'immediato futuro è, dunque, quello di lavorare in modo sinergico, a partire dalla rete internazionale delle Città dei Mestieri, per valorizzare quanto realizzato sino ad ora. Sarà compito dell' associazione rendere sempre più diffuso il modello e far in modo che un'esperienza nazionale diventi sempre più un' esperienza euro­pea.